Votiamo «no», signor Presidente del Consiglio, perché speriamo di andare al voto, perché ci piacerebbe che, dopo tre Presidenti del Consiglio non eletti, il prossimo sia eletto e magari, grazie alle vostre regole, sia della Lega Nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini). Quando è stato approvato il Jobs Act, il Presidente del Consiglio ha detto che gli imprenditori non avevano più alibi: io credo che di alibi ve ne siano ancora un bel po’ e non sono degli alibi. Sono dei problemi, che sono giustizia lentissima, tasse altissime, Stato onnipresente, concorrenza di imprese partecipate pubbliche da tutte le parti, poca concorrenza, poche liberalizzazioni. Parlo delle imprese grandi e piccole, delle professioni e, in genere, del nostro sistema produttivo. Sulla produttività, sulla competitività, sull’aiutare le imprese a crescere bisogna che questo Governo faccia ancora di più.Pag. Oggi non sarà come le tante altre volte che abbiamo risposto all’appello nominale; oggi non saremo semplicemente chiamati a confermare o negare la fiducia al Governo; oggi non ci divideremo tra maggioranza e opposizione per l’approvazione di una legge; oggi, colleghi, quando ognuno di noi pronuncerà la parola «favorevole» o «contrario» ci schiereremo a cavallo di una linea, di un confine, 3 maglia real madrid 2025 non ideale né tanto meno filosofico: ci divideremo tra coloro che decidono coscientemente di partecipare alla violenza che il Governo infligge a questa Camera e dunque di partecipare a una violenza di gruppo e tra coloro che a tale violenza si sottrarranno.
Giustamente, i rappresentanti dell’opposizione non voteranno la fiducia; trovo molto più strano che rappresentanti della maggioranza non votino la fiducia, a meno di non volere dire che questo Governo deve finire domani, che credo sia una posizione legittima, ma la coerenza vorrebbe atteggiamenti corrispondenti sul voto di fiducia e sul rapporto con il Governo. Gentile Ministra, signori del Governo, questa fiducia segna un punto di non ritorno rispetto alla concezione che il vostro Governo ha del Parlamento, ma anche rispetto a un rapporto che con le opposizioni e dentro i partiti rischia di deteriorarsi in maniera definitiva. Vorrei, invece, parlare della situazione dal punto di vista politico: noi non siamo contenti che sia stata messa la fiducia, abbiamo detto sin da subito che avremmo voluto un voto trasparente, senza voti segreti, senza fiducia, dove tutte le posizioni fossero espresse in maniera chiara, trasparente, coerente con quelle che erano già state espresse precedentemente. È evidente che questo non è stato possibile, perché vi è stato un tentativo immediato, una dichiarazione immediata, di voler ricorrere ai voti segreti. CRISTIAN INVERNIZZI. Ci credevo poco – mi avvio alla conclusione – al vostro sincero sentimento democratico, e ci credo ancora meno oggi, perché per la prima volta ho potuto vedere in prima persona quello che fa il Partito Democratico quando comanda con la forza dei numeri, fregandosene assolutamente dell’opposizione, esattamente come allora – ripeto – nel 2006, quando noi toccammo la Costituzione.
E’ lui la prima alternativa a Vecino. La Contestazione aveva stravolto il Paese già tre anni prima rispetto agli altri e anche il calcio, allora non primario rispetto a Inghilterra, Italia, Spagna e Portogallo, ne risentì le influenze. A sentire, però, anche le parole dell’autorevole Ministro Boschi, a quanto pare, la Costituzione viene dopo la legge elettorale: prima vediamo la legge elettorale, che è fondamentale, poi, se serve, tocchiamo la Costituzione per equilibrare, quindi invertendo anche proprio l’ordine degli addendi. Vi sono state altre situazioni e altri atteggiamenti altrettanto poco coerenti, come quelli che ha descritto prima l’onorevole Tabacci. Tatticamente, fisicamente, mentalmente. Gli ho visto disegnare con la palla traiettorie che – prima che lui ce le mostrasse in campo – non esistevano neanche nell’immaginazione di noi che lo guardavamo. Nel loro archivio infinito c’è un gol, splendido e pesante, che fotografa con poesia questo paradosso di distacco fisico e unione tecnica: quello segnato all’Old Trafford nella gara di ritorno dei quarti finale di Champions League del 2010. Rib, da calcio d’angolo, pescò Robben posizionato fuori area dalla parte opposta del campo per un tiro al volo che finì sul palo lungo lasciando senza scampo Van der Sar.
Il match è stato vinto 4-2 dalla squadra di Ancelotti che si è portata a -1 dall’Atletico Madrid capolista, con Jesus Navas che è entrato in campo al 65′. Ma sicuramente, a prescindere dalla sconfitta, lo spagnolo ricorderà per sempre il pomeriggio di Madrid. Se con il Manchester United la sua frequenza era di un gol ogni 188 minuti, in maglia Real Madrid è sceso a uno ogni 94: 50 reti in 62 presenze per 4.731 minuti totali giocati, escludendo i vari recuperi sparsi qua e là. Che tu stia tifando allo stadio o giocando con gli amici, questa maglia da calcio incarna la passione e l’eredità del leggendario Real Madrid. Trasferitosi al Real Madrid nel 2009, si è consacrato come uno dei migliori attaccanti del panorama internazionale. La Juve deve provare a sfruttare, sul proprio lato migliore, i difetti strutturali della difesa del Real Madrid, tirando fuori Marcelo tramite le ricezioni di Dani Alves o Dybala e attaccando lo spazio alle spalle del terzino. Un altro cambio generazionale è, tuttavia, alle porte: si parla ora della quinta del Buitre.
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